Uno degli obiettivi principali nella gestione del diabete è quello di mantenere, quanto più possibile, la glicemia entro determinati intervalli di normalità nell’arco dell’intera giornata. La glicemia, ovvero la concentrazione di zucchero nel sangue, deve quindi essere monitorata attraverso una serie di operazioni quotidiane che prendono il nome di autocontrollo e che possono essere effettuate a casa grazie all’uso dei glucometri, piccoli strumenti elettronici che analizzano in pochi minuti i valori glicemici su un piccolissimo campione di sangue. Questo tipo di autocontrollo viene generalmente svolto la mattina a digiuno, prima dei pasti principali, due ore dopo i pasti e prima di coricarsi la sera ed è buona abitudine tenere un diario giornaliero su cui annotare i dati registrati. Questa routine non sostituisce i regolari controlli medici ma è di fondamentale aiuto perché è in grado di tenere sempre sotto controllo una situazione che può avere degli imprevisti inaspettati. Il diabete è una malattia subdola e i valori della glicemia potrebbero non essere l’unico problema del paziente affetto da questa patologia.

I VALORI DELLA GLICEMIA

Esistono dei precisi parametri che fungono da riferimento della glicemia misurata nei diversi momenti della giornata ma è importante ricordare che, in alcuni casi, questi valori sono soggettivi e possono dipendere da alcune variabili quali l’età, la familiarità, lo stile di vita e il tipo di alimentazione, l’obesità, la sedentarietà e la presenza di eventuali altre patologie. 

Tuttavia, i valori riportati in questa tabella, sono quelli che descrivono i range che servono da orientamento e a far suonare, eventualmente, dei campanelli di allarme. 

I criteri di giudizio espressi si riferiscono ai normali valori di glicemia nelle persone sane o diabetiche in trattamento farmacologico, ai valori di glicemia a digiuno e dopo i pasti e ai valori alterati che indicano la presenza di diabete.



Valori di riferimento della glicemia

NORMALITA’ A DIGIUNO – 60/110 mg/dLALTERATA GLICEMIA A DIGIUNO – 110/125 mg/dLRIDOTTA TOLLERANZA GLICIDICA – 140/200 mg/dLDIABETE –  ≥ 126 mg/dL



COME MANTENERE LA GLICEMIA NELLA NORMA

Il livello di glucosio non è sempre uguale nel corso della giornata e le variazioni possono essere ricondotte al momento specifico in cui si effettua l’autocontrollo e al tipo di alimentazione che si segue. È normale, ad esempio, che dopo un pasto ricco di zuccheri o di carboidrati si arrivi ad avere un picco glicemico dovuto a un’eccessiva presenza di glucosio nel sangue, anche se temporanea. Questo è il momento in cui viene chiamato in causa uno specifico ormone, l’insulina, che è uno dei sostegni del paziente diabetico per mantenere il livello di glicemia nella norma, parallelamente all’alimentazione e all’attività fisica.

Il ruolo dell’insulina

L’insulina viene prodotta dal pancreas e la sua azione viene definita ipoglicemizzante per la sua caratteristica azione che porta all’abbassamento della glicemia. Esso, infatti, tra le varie funzioni che svolge, ha la capacità di facilitare il passaggio del glucosio dal sangue alle cellule, di favorire l’accumulo di glucosio nel fegato, stimolare la produzione energetica partendo dal glucosio, stimolare la sintesi proteica e ridurre la concentrazione di acidi grassi nel sangue. Inoltre, favorisce la sintesi del colesterolo, stimola la proliferazione cellulare e favorisce l’ingresso di potassio, magnesio e fosfato nelle cellule. 

Contrariamente a quanto molti potrebbero pensare, l’insulina inteso come farmaco non è sempre indispensabile in presenza di diabete. La sua assunzione può dipendere dal di diabete da cui si è affetti e dallo stato di salute generale del paziente. 

Il ruolo dell’alimentazione

È verità inconfutabile che una corretta nutrizione, unitamente al controllo di altri fattori a rischio quali fumo e alcol, costituisca un’arma potentissima per prevenire molte condizioni patologiche. Nell’eventualità in cui il diabete, in qualsiasi sua forma, faccia capolino, la cura dell’alimentazione diventa ancora più importante ed è sicuramente uno dei fattori fondamentali per favorire sia il controllo del livello glicemico che del peso corporeo. La combinazione tra obesità e diabete, infatti, può portare a delle conseguenze molto gravi per non parlare del fatto che l’obesità stessa può essere una delle cause scatenanti del diabete. Ne consegue che un’alimentazione corretta e un sano stile di vita siano necessari per convivere serenamente con questa patologia e senza sopportare necessariamente eccessive privazioni. 

La prima regola da seguire è quella di assumere i pasti ad orari regolari per consentire all’insulina di rimanere nei giusti livelli. Nel caso si assuma l’insulina prima di mettersi a tavola, è importante poi non saltare il pasto, per qualsivoglia motivo, per evitare picchi glicemici. Per evitare picchi sia iperglicemici che ipoglicemici è consigliabile consumare tre pasti principali (colazione, pranzo e cena ma non troppo abbondanti) intervallati da tre merende (a metà mattina, metà pomeriggio e prima di andare a letto). In questo modo si garantisce un apporto regolare e costante di glucidi in tutto l’arco della giornata. 

Altre regole d’oro da seguire si possono sintetizzare in:

  • Limitare la quantità di carboidrati ma mai eliminarli completamente. È buona norma scegliere carboidrati integrali e a lento rilascio quali pasta, riso, pane e cereali ma anche avena e quinoa.
  • Consumare quotidianamente porzioni di frutta e verdura, preferibilmente ad alto contenuto di fibre e prima dei pasti, specialmente se precedono riso e pasta. Tra gli ortaggi da inserire spiccano carciofi, cicoria, asparagi, cipolle e tutte le verdure a foglia verde. Tra i frutti mele, agrumi, avocado, mirtilli. La frutta secca è concessa occasionalmente a causa del loro elevato apporto calorico ma qualche mandorla al giorno (circa 56 g.) o due/3 noci contribuiscono a ridurre il rischio di diabete di tipo 2 e limitano l’incidenza di malattie cardiovascolari nei soggetti prediabetici.
  • Ridurre il consumo di cibi ad alto contenuto di zuccheri semplici come dolci, biscotti, gelati e preferire, come dessert a fine pasto, un frutto fresco, un sorbetto alla frutta, frutti di bosco o uno yogurt parzialmente scremato. Evitare lo zucchero come dolcificante per le bevande e preferire altri tipi come la stevia, il malto di mais, orzo o riso.
  • Evitare tutti i tipi di cibi e pasti confezionati che includano grassi idrogenati o parzialmente idrogenati tra gli ingredienti.
  • Evitare le carni grasse e preferire carni bianche senza pelle e pesce azzurro.
  • Evitare le fritture.
  • Inserire i semi oleosi nella dieta: semi di lino, girasole, chia, soia.
  • Limitare l’uso delle bevande alcoliche e preferire, durante la giornata, l’assunzione di acqua, tisane, tè e anche caffè che, non zuccherati, non apportano calorie.
  • Pur senza rinunciare a qualche cena fuori casa, evitare gli all-you-can eat che sono tentatori ed invitanti ma potrebbero comportare dei rischi.

Sarà comunque cura del medico di famiglia, del diabetologo e del nutrizionista aiutarti ad organizzare la dieta in maniera equilibrata a seconda dell’età, del peso corporeo e di altri fattori quali la pratica o meno di attività fisica e l’eventuale presenza di altre patologie in corso.

La chetoacidosi diabetica (abbreviata spesso in DKA) è una complicanza pericolosa e, a
volte, fatale del diabete. Se hai il diabete di tipo 1 e prendi l’insulina, sei maggiormente a
rischio di sviluppare questa condizione nel momento in cui i livelli di zucchero diventano alti.

Tuttavia, ciò potrebbe verificarsi anche nelle persone affette da altre forme di diabete e
potrebbe, inoltre, essere uno dei primi sintomi per coloro a cui non è stata ancora
diagnosticata la malattia cronica.

La chetoacidosi non è da prendere alla leggera e deve essere giustamente trattata come
un’emergenza medica. È necessario sottoporsi a cure ospedaliere in caso di insorgenza dei
sintomi della DKA.


Cosa succede quando si soffre di chetoacidosi diabetica e
perché?



In caso di insorgenza di questa complicanza del diabete, avrai alti livelli di zucchero nel
sangue e chetoni nelle urine e nel sangue. Questo può accadere all’improvviso e per un
periodo di 24 ore o meno.

Se hai il diabete di tipo 1 e non hai assunto una quantità sufficiente di insulina o hai saltato
una o più dosi, sei maggiormente a rischio di DKA. Quando non hai abbastanza insulina, il
glucosio disponibile dal cibo non può essere utilizzato per produrre energia. Questo fa sì
che il fegato scomponga il grasso in chetoni nel tentativo di utilizzare l’energia dal grasso.
Man mano che la produzione di chetoni aumenta, i chetoni vengono eliminati nelle urine e il
sangue diventa acido. Ciò accade rapidamente e causa chetoacidosi. In circostanze normali,
quando il tuo diabete è sotto controllo o non hai il diabete, il fegato scompone il grasso
molto lentamente e i chetoni prodotti vengono effettivamente utilizzati dal cuore e dai
muscoli.

Un alto livello di zucchero nel sangue, una scomposizione troppo rapida dei grassi,
un’elevata produzione di chetoni contribuiscono a causare la chetoacidosi diabetica.


Che cosa causa la chetoacidosi nel diabete?

Il diabete viene diagnosticato quando i livelli di zucchero nel sangue sono più alti del
normale per un periodo prolungato. Successivamente, ci sono molti fattori che possono
causare la condizione grave e pericolosamente fatale di chetoacidosi.

La chetoacidosi diabetica può verificarsi a causa di vari motivi come ad esempio:

● Insulina insufficiente nel corpo

● Alcuni farmaci che attivano la DKA (steroidi, antipsicotici)

● Non essere a conoscenza di avere il diabete di tipo 1: la DKA può essere il primo
segno di diabete

● Un grande stress fisico causato da un’infezione o una malattia

● Anche ictus, infarto o pancreatite possono causare DKA

● Bere molto alcool

● Assumere alte dosi di stupefacenti come la cocaina

Se hai il diabete non diagnosticato, devi comunque prestare attenzione ai segni e ai sintomi
che potrebbero potenzialmente segnalare questa condizione. Nel caso in cui ti sia già stato
diagnosticato il diabete di tipo 1 o 2, dovresti essere a conoscenza dei segnali di pericolo di
DKA, in modo da poter agire rapidamente.

In qualsiasi momento, se sei malato o hai una grave infezione, informa immediatamente il
tuo medico e ricordagli del tuo diabete. Dovresti anche evitare di prendere medicine e
integratori senza un consulto medico preventivo: anche prodotti presumibilmente naturali
ed erboristici possono interagire con farmaci per il diabete e causare problemi.


Quali sono i sintomi premonitori della chetoacidosi diabetica?


Se si verificano insieme alcuni dei sintomi e si è a conoscenza di avere il diabete, è
necessario contattare subito il proprio medico curante o andare in ospedale.


Alcuni dei sintomi della chetoacidosi diabetica sono:

● Improvviso dolore addominale

● Minzione estremamente frequente

● Forte sete

● Urina maleodorante che indica la presenza di chetoni

● Alito pesante

● Viso arrossato

● Iperglicemia

● Forte senso di affaticamento

● Respirazione rapida o ansimante

● Pelle secca

● Dolore muscolare

● Nausea e vomito

● Confusione

● Bassa pressione sanguigna



Se non sai di avere il diabete, dovresti comunque prestazione attenzione al verificarsi in
contemporanea di alcuni di questi sintomi. Se ciò accade, consulta immediatamente il tuo
medico curante o fai un test della glicemia.


Quali organi sono interessati dalla chetoacidosi?

Il tuo corpo e il tuo cervello possono essere influenzati dalla DKA. Se continui ad urinare
spesso, puoi facilmente disidratarti e questo può influire sui reni e causare di conseguenza
danni agli organi. La DKA colpisce anche il cervello, causando confusione e irritabilità.
Potresti comportarti come se fossi ubriaco e perdere il senso dell’equilibrio e il controllo
delle tue emozioni. Anche il tuo stato mentale potrebbe risentirne.

A causa dell’accumulo di liquidi in eccesso, può verificarsi un gonfiore nel cervello che
potrebbe causare un edema cerebrale. L’accumulo di liquidi può anche influenzare i
polmoni, causando respiro faticoso o mancanza di respiro.

Man mano che i chetoni aumentano, potresti avere infarto o ictus, oppure anche cadere in
coma.

Prima che si verifichi una qualsiasi di queste complicazioni, bisogna adottare misure per
normalizzare i livelli di glucosio nel sangue. Se stai eccessivamente male, corri
immediatamente al pronto soccorso o chiama il 118.


Prevenzione della chetoacidosi diabetica


È assolutamente fondamentale curare il diabete, indipendentemente dal tipo. Per quanto
possibile, evita di aumentare o diminuire eccessivamente i livelli di zucchero. Ecco alcuni
comportamenti da adottare per prevenire la chetoacidosi diabetica:

  1. Monitora regolarmente i livelli di zucchero nel sangue. Se hai mangiato troppo, saltato un pasto, bevuto alcolici o fatto qualsiasi cosa che possa influenzare i tuoi livelli di glucosio, tieniti monitorato. Potresti acquistare un dispositivo portatile per monitorare la glicemia che puoi tenere con te. Puoi persino acquistare quelli che si collegano agli smartphone per il controllo e il monitoraggio.
  2. Anche se l’esercizio fisico è molto utile per tenere sotto controllo il diabete, assicurati di non esercitarti improvvisamente in modo eccessivo o di dedicarti a un’attività fisica intensa.

  3. Mangia regolarmente e consuma pasti generalmente a basso carico glicemico.
  4. Controlla spesso i livelli di chetoni tramite un test delle urine, disponibile presso la maggior parte delle farmacie.
  5. Regola l’assunzione di insulina se necessario oppure parla con il tuo medico se noti sintomi di glicemia alta.


    Se ritieni che i tuoi livelli di zucchero siano alti, non hai accesso a un monitor per misurare la glicemia o all’insulina e manifesti i sintomi della DKA, recati subito al pronto soccorso.

    Come viene diagnosticata la chetoacidosi diabetica?

    Oltre a testare i livelli di zucchero nel sangue, probabilmente dovrai sottoporti a una serie di test per una diagnosi definitiva di chetoacidosi diabetica:
    ● Test della glicemia per controllare i livelli di zucchero nel sangue
    ● Test delle urine per mostrare la presenza di chetoni
    ● Analisi del sangue arterioso per monitorare la presenza di gas
    ● Controllo del livello dell’elettrolito
    ● Controllo della pressione sanguigna
    ● Radiografia del torace per controllare eventuali problemi respiratori e per escludere la polmonite
    ● Elettrocardiogramma per controllare l’effetto della chetoacidosi sul cuore
    ● Test di funzionalità renale


    Questi test possono essere ripetuti secondo necessità e man mano che la condizione si stabilizza e migliora.


    Qual è la terapia per la chetoacidosi diabetica?

    Anche se vieni curato in ospedale, dovresti essere a conoscenza dei protocolli di trattamento per la chetoacidosi diabetica. Lo scopo del trattamento è quello di farti uscire dalla grave situazione il più rapidamente possibile. Quindi ti verranno somministrati liquidi, per via orale (se puoi prenderli) o tramite via endovenosa in modo che il tuo corpo non sia più disidratato. L’idratazione è uno dei metodi più importanti per ridurre l’iperglicemia. Ti verrà somministrata insulina in modo che i livelli di zucchero nel sangue si normalizzino. Questi dovrebbero essere inferiori a 240 mg / dL.


Aspetti chiave:

Il diabete comporta invariabilmente alcuni rischi: la chetoacidosi diabetica è una
complicazione quando si è gravemente ipoglicemici. Può verificarsi in caso di diabete non
diagnosticato o scarsamente controllato.

Acquisisci familiarità con i sintomi della DKA: quando sai quali sono i segni di questa
complicanza, puoi prendere provvedimenti per salvare la tua salute e prevenire danni agli
organi o peggio.

Cerca sempre di tenere sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue: bilancia l’insulina o i
farmaci, la dieta e i livelli di attività e controlla la glicemia regolarmente, più volte al giorno,
se necessario, in modo da poter gestire meglio il tuo diabete.


PREMESSA

Se stai leggendo questa pagina, probabilmente ti è stato diagnosticato un diabete gestazionale o forse sei interessata a informarti su come affrontare al meglio questa malattia per evitare complicazioni durante la tua gravidanza. Niente paura! 

Parlare di diabete – come per tante altre malattie – crea quel senso di preoccupazione che non rende sereni. Fortunatamente il Diabete Mellito Gestazionale nell’ottanta/novanta percento dei casi necessita di una moderata attività fisica e di una corretta dieta alimentare, in modo da far nascere il tuo bambino forte e sano. Come è noto, durante la gravidanza non è facile rinunciare a quelle piccole voglie troppo spesso presenti e così intense, ma quando si parla di prevenzione e della salute del neonato, non esistono scuse che reggono!

In questo articolo troverai i giusti consigli nutrizionali per il tuo fabbisogno energetico e come prenderti cura del futuro nascituro.


COS’È IL DIABETE GESTAZIONALE

Il diabete gestazionale è un tipo di diabete che colpisce esclusivamente le donne in gravidanza

Questa situazione si sviluppa durante il secondo o terzo semestre, ma in alcuni casi può capitare uno sviluppo in tempistiche anteriori. Come avviene per le altre forme di diabete, viene meno la capacità del corpo di regolare i livelli di zucchero nel sangue. 

Una delle cause che permette a questa malattia di svilupparsi riguarda gli ormoni rilasciati durante la gravidanza: questi influiscono sulla produzione di insulina nell’organismo. Si crea quindi uno scompenso e il corpo viene a trovarsi in difficoltà, senza riuscire a produrre il giusto livello di insulina. 

Per una donna in gravidanza, il diabete gestazionale può portare a non soddisfare tutte le esigenze del momento, aumentando i livelli di zucchero nel sangue – si parla di iperglicemia. Secondo i dati del Centro di Prevenzione e Controllo, in America circa il 10% delle donne incinte soffre di questa malattia. 

La peculiarità del diabete gestazionale è la sua scomparsa subito dopo il parto, in quasi tutte le pazienti.

Ma la vera domanda a cui tutte le madri vogliono trovare risposta: il bambino ne risente del diabete gestazionale presente nella madre? Chiariamo questo punto molto delicato. Nella maggior parte dei casi, le donne con questa forma di diabete portano in grembo bambini perfettamente sani. Quando però si trascura questo problema, può capitare di avere una delle seguenti complicazioni, anche gravi per il feto:

  • Il neonato può crescere più del normale. La presenza di troppa glicemia nel sangue della madre, si può trasferire al bambino attraverso la placenta. Con l’aumento del peso, nel momento della nascita si potrà avere un travaglio complicato con molto dolore e un’ulteriore perdita di sangue. Oltre a questo, potrebbero avvenire lesioni da parto.
  • Anche la quantità di liquido amniotico (il fluido che circonda il bambino nell’utero) può eccedere e causare problemi durante il parto o rendere la data d’arrivo prematura.
  • In rare situazioni, il diabete gestazionale può anche causare la morte del bambino. Si ricorda quindi quanto è importante non trascurare questa malattia.
  • Dopo aver avuto il diabete gestazionale durante la gravidanza, la madre ha più probabilità di sviluppare il diabete mellito di tipo 2 nel suo futuro.

ESISTONO DEI SINTOMI PER IL DIABETE GESTAZIONALE?

Solitamente si scopre questa condizione grazie a un esame del sangue fatto dal medico (Curva Glicemica), proprio per notare i livelli di zucchero presenti nell’organismo. Tra le spie d’allarme più evidenti ci sono:

  • la secchezza del palato
  • la sete costante
  • la minzione più frequente
  • molta stanchezza. 

Purtroppo, questi sintomi restano tra i segnali più comuni per le donne in stato di gravidanza ed è quindi impossibile confermare la malattia da questi pochi tratti presenti. Un esame del sangue confermerà o meno la reale situazione.


QUALI SONO LE CAUSE CHE SVILUPPANO IL DIABETE GESTAZIONALE?

  • Avere un eccesso di grasso, a tal punto da ritrovarsi in sovrappeso e con tendenza all’obesità
  • Per le mamme che hanno già avuto altre gravidanze con il diabete gestazionale, è molto più probabile possa ricapitare
  • Quando il bambino nasce con un peso superiore ai 4,5 chilogrammi
  • In famiglia vi sono stati episodi simili a questa condizione

Se leggendo queste righe ti ritrovi in almeno una di queste situazioni e stai organizzando una gravidanza, è opportuno ricorrere ai ripari e preparare il corpo nel migliore dei modi. 

Come già accennato, un’adeguata alimentazione e una costante ma moderata attività fisica, possono garantire a te e al feto una gestazione serena e senza preoccupazioni. 

In fondo a questa pagina, troverai le linee guida per una proposta settimanale riguardante l’alimentazione sana. Inoltre, il consiglio resta di contattare il parere esperto di un diabetologo per una dieta più personalizzata possibile.

Per prima cosa, dopo aver confermato la diagnosi positiva della paziente, è buon uso tenere sotto controllo i livelli di glicemia: la misurazione deve avvenire a digiuno o prima del pranzo e della cena, con un quantitativo inferiore ai 95 mg/dl; si consigli di ripetere l’operazione due ore dopo i tre pasti principali.


DIETA ALIMENTARE PER DIABETE GESTAZIONALE

Il fabbisogno energetico di una donna incinta con diabete gestazionale dovrebbe fermarsi sulle 30 kcal a chilogrammo di peso corporeo al giorno. A partire dal secondo mese di gravidanza, la paziente dovrebbe aggiungere – al quantitativo energetico giornaliero appena descritto – altre 200/365 kcal, a seconda del suo stile di vita. Con più precisione, per una donna tendente all’obesità o in sovrappeso, la razione giornaliera consigliata è di 200 kcal, al contrario, una gravida sottopeso dovrà consumare 365 kcal in più al giorno. Se invece la paziente in sovrappeso necessita del riposo completo per il semi-allattamento, la quantità da aggiungere al fabbisogno energetico comune, si aggirerà attorno alle sole 100 kcal/die.

Ma veniamo alla dieta: per prima cosa, non possono mancare i carboidrati complessi, una quantità controllata di proteine e anche dei grassi, in modo da donare al feto tutti gli elementi di cui necessita per la sua crescita. 

Ricorda: i carboidrati semplici (ovvero gli zuccheri) devono essere evitati quando contengono il saccarosio, il fruttosio e il lattosio – le ultime due tipologie possono essere consumate ma con moderazione. Tutti questi alimenti hanno un indice glicemico alto (70-100), per questo è bene assumere prettamente cibi con un IG basso (minore di 55), come fagioli, pasta integrale, lenticchie, verdura e alcuni frutti non troppo zuccherati. Il cibo spazzatura è sconsigliato per te e il bambino, soprattutto se soffri di diabete gestazionale!

Anche i grassi saturi come il burro in olio vegetale o la parte più grassa della carne, andrebbero evitati. 

Storia ben diversa per i grassi, quelli buoni, che devono far parte della tua dieta alimentare: tra questi segnaliamo l’avocado, le uova, il pesce grasso, le noci e i semini per condire la tua insalata.

Per quanto riguarda invece i carboidrati complessi, i polisaccaridi che si trovano in cereali integrali, legumi e verdure, ma anche nelle fibre alimentari come il riso integrale e la frutta, è bene consumarne sempre e non evitarli. La porzione consigliata è di 6-8 porzioni di carboidrati complessi a giornata – per esempio: una fetta di pane, un muffin inglese e così via.

La verdura non dovrebbe mai mancare nella tua dieta: pomodori, zucchine, peperoni e carote sono un’ottima fonte nutritiva per te e la crescita del tuo bambino! Mangiare anche solo un’insalata ti aiuterà a ottenere quella sazietà necessaria per evitare i cibi poco sani.

Inoltre, è fondamentale bere almeno otto bicchieri al giorno di acqua che ti garantiranno la giusta idratazione.

Per concludere, qui sotto l’esempio di una dieta alimentare corretta durante la gravidanza di un soggetto diabetico gestazionale:

ESEMPIO DI DIETA PER DIABETE GESTAZIONALE
PAZIENTE: DONNA, 35 ANNI, 165 CM, 80 KG, SOVRAPPESO, IN ALLATTAMENTODIETA IPOCALORICA: 1600 KCAL AL GIORNO
GIORNO 1

COLAZIONEcirca 15%kcal TOTLatte a ridotto contenuto di grassiPane integrale150ml, 75,0kcal50g, 121,5kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magro½ arancia125g, 70,0kca200g, 63,0kcalPRANZOcirca 35%kcal TOTCeci in brodoCeci, secchiParmigianoPomodoriOlio extravergine d’oliva
90g, 300,6kcal10g, 39,2kcal150g, 27,0kcal15g, 135,0kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magro½ mela, con buccia125g, 70,0kcal200g, 52,0kcalCENAcirca 30%kcal TOTSgombro con salsaSgombroSalsa di yogurtCurcumaSpinaci saltati in padellaPane integraleOlio extravergine d’oliva
150g, 393kcal100g, 86kcal
100g, 70kcal25g, 60,8kcal15g, 135,0kcal
GIORNO 2

COLAZIONEcirca 15%kcal TOTLatte a ridotto contenuto di grassiPane integrale150ml, 75,0kcal50g, 121,5kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magroFragole125g, 70,0kcal150g, 48,0kcalPRANZOcirca 35%kcal TOTPenne integrali alle verdurePenne integraliPomodoriniOlio extravergine di olivaMelanzanaZucchinaGrana PadanoValerianaOlio extravergine d’oliva
100g, 350kcal100g, 18kcal15g, 135,0kcal100g, 25kcal100g, 17kcal30g, 100kcal100g, 18,0kcal15g, 135,0kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magroCiliegie rosse acide125g, 70,0kcal100g, 50,0kcalCENAcirca 30%kcal TOTUova sodeUva di gallinaPatatePane integraleOlio extravergine d’oliva
150g, 201,0kcal100g, 85,0kcal25g, 60,8kcal5g, 45,0kcal
GIORNO 3

COLAZIONEcirca 15%kcal TOTLatte a ridotto contenuto di grassiPane integrale150ml, 75,0kcal50g, 121,5kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magrokiwi125g, 70,0kcal100g, 61,0kcalPRANZOcirca 35%kcal TOTPassata di ceci e zuccaCeciPolpa di zuccaCrostini di paneCaroteParmigianoLattugaOlio extravergine d’oliva
100g, 365kcal150g, 60kcal40g, 150kcal100g, 30kcal10g, 39,2kcal100g, 18,0kcal15g, 135,0kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magro½ mela, con buccia125g, 70,0kcal200g, 52,0kcalCENAcirca 30%kcal TOTFiletto di trotaTrota, varie specieBietolaPane integraleOlio extravergine d’oliva
100g, 97,0kcal200g, 38,0kcal25g, 60,8kcal15g, 135,0kcal
GIORNO 4

COLAZIONEcirca 15%kcal TOTLatte a ridotto contenuto di grassiPane integrale150ml, 75,0kcal50g, 121,5kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magro½ arancia125g, 70,0kcal200g, 63,0kcalPRANZOcirca 35%kcal TOTInsalata di farro e pomodoriniFarroPomodorini cilieginoFormaggio di capraRucolaOlio extravergine d’oliva
100g, 330kcal100g, 18,0kcal30g, 105,5kcal200g, 50,0kcal15g, 135,0kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magroCiliegie rosse acide125g, 70,0kcal100g, 50,0kcalCENAcirca 30%kcal TOTFiletto di branzino in padellaFiletto di branzino FinocchioCaroteFinocchiPane integraleOlio extravergine d’oliva 
150g, 182,0kcal100g, 31kcal100g, 30kcal200g, 62,0kcal25g, 60,8kcal15g, 135,0kcal 
GIORNO 5

COLAZIONEcirca 15%kcal TOTLatte a ridotto contenuto di grassiPane integrale150ml, 75,0kcal50g, 121,5kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magro½ mela, con buccia125g, 70,0kcal200g, 52,0kcalPRANZOcirca 35%kcal TOTRiso in biancoRiso integraleParmigianoLattugaOlio extravergine d’oliva
80g, 289,6kcal10g, 39,2kcal100g, 18,0kcal15g, 135,0kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magroCiliegie rosse acide125g, 70,0kcal100g, 50,0kcalCENAcirca 30%kcal TOTFiletto di DenticeDenticeFinocchiFagioliniSucco di aranceOlio extravergine d’olivaZucchinePane integraleOlio extravergine d’oliva
200g, 200kcal150g, 50kcal150g, 50kcal100g, 50kcal15g, 135,0kcal200g, 36,0kcal25g, 60,8kcal15g, 135,0kcal
GIORNO 6

COLAZIONEcirca 15%kcal TOTLatte a ridotto contenuto di grassiPane integrale150ml, 75,0kcal50g, 121,5kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magro½ mela, con buccia125g, 70,0kcal200g, 52,0kcalPRANZOcirca 35%kcal TOTFagioli in umidoFagioli secchiParmigianoValerianaOlio extravergine d’oliva
80g, 279,9kcal10g, 39,2kcal100g, 18,0kcal15g, 135,0kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magroKiwi125g, 70,0kcal100g, 61,0kcalCENAcirca 30%kcal TOTMetà Pizza ortolana senza mozzarella (piccola)Impasto PizzaOlio extravergine d’olivaPomodoroMelanzanaZucchinaPeperoneIndiviaPane integraleOlio extravergine d’oliva
250g, 333kcal15g, 135,0kcal100g, 18kcal100g, 25kcal100g, 17kcal100g, 31kcal200g, 36,0kcal25g, 60,8kcal10g, 90,0kcal
GIORNO 7

COLAZIONEcirca 15%kcal TOTLatte a ridotto contenuto di grassiPane integrale150ml, 75,0kcal50g, 121,5kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magroFragole125g, 70,0kcal150g, 48,0kcalPRANZOcirca 35%kcal TOTPasta al pomodoroPasta di semola integraleSalsa di pomodoroParmigianoRadicchioOlio extravergine d’oliva
80g, 259,2kcal100g, 24,0kcal10g, 39,2kcal100g, 24,0kcal15g, 135,0kcalSPUNTINOcirca 10%kcal TOTYogurt magroKiwi125g, 70,0kcal100g, 61,0kcalCENAcirca 30%kcal TOTInsalata primaverile di verdura e ricottaRicottaOlio extravergine d’olivaFinocchioFagioliniPiselliSucco limonePinoliPane integrale
200g, 26115g, 135,0kcal100g, 31kcal100g, 31kcal50g, 41kcal40g, 15kcal15g, 110kcal25g, 60,8kcal

PREMESSA

Avere alti livelli di zucchero nel sangue può essere l’inconfondibile segnale dell’avvicinarsi del diabete. L’allarme scatta quando oltre agli adulti, vengono notati i primi segni del diabete nei più piccoli. Non per niente si parla anche di diabete infantile. Per questo motivo tante persone si chiedono come abbassare la glicemia velocemente, cercando di non alterare i normali ritmi di vita. Di certo la nutrizione gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione contro il diabete. Assumere pietanze con un basso indice glicemico e un alto contenuto di fibre è il sinonimo della giusta dieta da seguire per evitare questa malattia, ma anche altre condizioni gravi. Da evitare il più possibile gli alcolici e tutti quei cibi altamente trasformati, nonché gli zuccheri di ogni tipo.

Quando si parla degli alti livelli di zucchero nel sangue, si sta accennando all’iperglicemia

Ma come si può capire esattamente se la glicemia ha superato i livelli normali nell’organismo? I valori della glicemia vengono espressi in milligrammi per decilitro (mg/dl) o in nanomoli per litro (nmol/L). Il valore della glicemia a digiuno di una persona sana va tra i 60-99 mg/ml, mentre dopo un pasto il valore dovrebbe posizionarsi tra i 130-150 mg/ml, ma questo dipende anche dal contenuto di zuccheri nel pasto appena assunto.

Per esempio, se la quantità di zucchero nel sangue è di 126 mg/dL (7,0 nmol/L) dopo un periodo di digiuno oppure se la cifra giunge a 200 mg/dL (11,0 nmol/L) subito un paio di ore dopo l’ultimo pasto del giorno, si parla di iperglicemia. Questo può accadere ai soggetti affetti da diabete di tipo 1 o di tipo 2, nelle persone con il prediabete e nelle donne incinte che soffrono di diabete gestazionale. 



VALORI GLICEMIA A DIGIUNOMG/DLNMOL/LNORMALE60 – 993.3 – 5.5ALTERATA100 – 125>5.5 – <7.0DIABETE>126>7.0


VALORI GLICEMIA A 120 MINUTI DAL PASTOMG/DLNMOL/L
NORMALE130 – 1407.21 – 8.32
ALTERATA>140 – <200> 7.8 – <11.1
DIABETE>200>11.1


Tante sono le ragioni che possono portare a soffrire di iperglicemia

  • Mancanza di costanza nell’assumere i farmaci per il diabete o prenderne una dose inferiore
  • Mangiare troppi alimenti contenenti un elevato numero di zuccheri e carboidrati
  • Bere costantemente molti alcolici
  • Soffrire già di qualche altra malattia o aver contratto qualche infezione
  • Lo stress con l’aggiunta di problemi familiari o a lavoro può influenzare l’insorgere del diabete 
  • Vita troppo sedentaria con mancanza di attività fisica
  • Troppa attività fisica può accrescere lo squilibrio di insulina nel sangue.

I sintomi più evidenti di questa condizione sono:

  • Sete molto intensa e bocca disidratata
  • Dolori all’addome con vomito
  • Battito del polso molto debole o veloce
  • Pelle arrossata, secca e molto calda
  • Odore caratteristico di acetone nell’alito
  • Cambiamento alterato della coscienza con segnali di continuo nervosismo, agitazione e confusione.

PERCHÉ È IMPORTANTE ABBASSARE LA GLICEMIA

L’iperglicemia può colpire un soggetto anche giovane, a causa di vari fattori che si mescolano insieme: questo può creare un effetto esponenziale per la quantità di zucchero nel sangue, con l’aumento dei suoi rischi.

Ma perché è importante sapere come abbassare velocemente lo zucchero nel sangue

Intanto bisogna avere la consapevolezza che alti livelli di glucosio nel sangue possono essere la premessa per il diabete. I soggetti che soffrono di questa malattia sono a rischio di emergenze mediche e le complicazioni possono essere diverse tra cui la chetoacidosi diabetica – può causare anche il coma – e le infezioni del tratto urinario, respiratorie, malattie gengivali, allo stomaco e alla pelle. Per non parlare di altre conseguenze gravi come le malattie cardiovascolari che provocano l’infarto, l’ictus, la perdita della vista e l’insufficienza renale. Proprio per questo motivo è basilare prendersi cura della propria salute al primo allarme dell’iperglicemia.

Esistono due percorsi per affrontare al meglio gli alti valori di glicemia, in modo da evitare gravi conseguenze nel lungo termine per la salute dell’organismo.

  1. Insulina ad azione rapida: questo metodo agisce molto rapidamente e abbassa drasticamente i quantitativi alterati di glicemia. Questo rimedio è consigliato sia per le persone affette dal diabete di tipo 1, ma anche di tipo 2, in caso di emergenza. L’insulina ad azione rapida deve essere assunta dieci minuti prima di mangiare, al fine di equilibrare in modo immediato e ottimale i livelli di zucchero nel sangue. Anche se questo tipo di rimedio agisce efficacemente e in modo rapido, bisogna ricordare di correggere la dieta alimentare, limitando i cibi ricchi di carboidrati semplici o con alto contenuto di glucosio.
  1. L’attività fisica moderata è sempre un toccasana per la salute dell’organismo ma quando si parla di iperglicemia, l’esercizio leggero aiuta a smaltire le calorie provenienti dal glicogeno, utilizzando le riserve di zucchero del soggetto. Anche in questo caso, l’effetto è molto rapido e con un allenamento costante, il corpo impara a sfruttare al meglio l’insulina.

RIMEDI NATURALI E INTEGRATORI PER ABBASSARE LA GLICEMIA

Oltre all’esercizio fisico, affiancare dei rimedi naturali che agiscono sul metabolismo glucidico è di fondamentale importanza per combattere l’iperglicemia. Prima tra tutte, una corretta idratazione può contribuire a reidratare il sangue, abbassando i livelli di zuccheri presenti. Si ricorda alle donne di bere 2 litri di acqua al giorno e 2,5 litri per gli uomini.

Esistono poi diversi tipi di tisane e integratori antidiabetici, molto utili per stimolare l’abbassamento della glicemia, di seguito elencati:

  • Eucalipto: è un ottimo ipoglicemizzante, grazie ai suoi componenti chimici con effetto antiossidante e dei tannini che riducono la glicogenolisi nei tessuti.
  • Mirto: è un inibitore dell’alfa-glucosidasi, agendo sull’assorbimento intestinale del glucosio
  • Sambuco: le sue infiorescenze stimolano l’azione di sensibilità all’insulina nel sangue
  • Galega: è una pianta con la capacità ipoglicemizzante come l’eucalipto, potenzia gli effetti dell’insulina, ne permette la riduzione della sintesi di glucosio epatico mentre rafforza la captazione periferica del muscolo.
  • Opunzia: è una pianta grassa messicana, molto utile per la scomposizione polisaccaridica e in grado di assorbire gli zuccheri del tratto intestinale.
  • Gymnema: è una pianta indiana rampicante sempre ad azione ipoglicemizzante, con riduzione del glucosio nell’assorbimento intestinale. Inoltre, stimola le cellule beta nel pancreas per la produzione di insulina
  • Ginseng americano: da non confondere con il tipo coreano. Il primo riduce l’assorbimento dei carboidrati, aumentando la ricezione e sensibilità all’insulina.

Altri elementi efficaci per contrastare questa condizione, sono: il fieno greco, l’aglio, la cipolla, il cromo picolinato, il gelso bianco, basilico sacro, coccina. Tra gli integratori di fibra ricordiamo i semi di psillio e la gomma guar, assunti durante i pasti per garantire un miglior assorbimento intestinale degli zuccheri.

ALIMENTI PER ABBASSARE LA GLICEMIA

Se parliamo invece di alimenti con uso ipoglicemizzante, ci sono:

  • Aceto di mele: ha la facoltà di ridurre il glucosio nel fegato e accresce l’ottimizzazione della sensibilità insulinica, diminuendo la glicemia
  • Cannella: riduce la resistenza insulinica, migliorando la ricezione delle cellule al glucosio
  • Curcuma: è un ottimo alleato curativo con i suoi antiossidanti. La curcuma inoltre migliora la sensibilità insulinica
  • Agrumi: utilissimi per migliorare i livelli di glicemia, grazie alle loro fibre. Possibilità di fare frullati e centrifughe, ottimizzando l’indice glicemico degli stessi. Tra questi, il limone è in grado di riportare lo zucchero a un livello accettabile, per il suo forte potere alcalinizzante.
  • The verde: permette un miglior assorbimento del glucosio nelle cellule dei muscoli, abbassando la glicemia e migliorando le funzioni dell’organismo
  • Infuso di ibisco (karkadè): è perfetto per ridurre la pressione arteriosa ed equilibrare i livelli di glicemia nel sangue.

INDICE GLICEMICO DEGLI ALIMENTI (IG)

Per abbassare velocemente l’iperglicemia, è utile prestare attenzione all’indice glicemico degli alimenti. L’IG di un alimento è la misurazione del suo impatto sulla glicemia. Più è alto l’indice glicemico, più velocemente aumenterò il livello di glucosio nell’organismo del soggetto, dopo il pasto. 

Selezionare alimenti a basso indice glicemico può aiutare a controllare l’ottimizzazione dello zucchero in circolo. Tra i carboidrati da prediligere ci sono il farro, l’orzo, l’avena, il grano saraceno, il pane ai cereali, le verdure e i legumi. Altri prodotti eccellenti per questa condizione sono:

  • L’avocado che mitiga l’insulino-resistenza
  • Il pomodoro che aiuta a normalizzare i livelli di glucosio
  • Il limone (già citato) e il lime, ottimi depurativi, dal potere alcalinizzante
  • Il latte di cocco, una fonte di fibre e grassi buoni per l’organismo
  • Si raccomanda di provare anche l’insalata di salmone ipoglicemizzante


Come abbiamo visto, abbassare la glicemia velocemente non è solo un’ottima strategia per evitare la comparsa del diabete, ma anche un rimedio preventivo per problematiche future anche gravi.

PREMESSA SULL’IMPORTANZA DELLO SPORT CON IL DIABETE

L’importanza dell’attività fisica è fondamentale se si parla di diabete. Assieme all’alimentazione, questa forma di rimedio naturale influisce positivamente sulla salute del paziente.

Partendo dal fatto che la pratica sportiva è un elisir di lunga vita, fornendo tanti benefici all’organismo di una persona, nei prossimi paragrafi verranno trattate le generalità del diabete mellito di tipo 2 in relazione all’attività fisica, amica e aiutante di questa patologia.

Il diabete di tipo 2 è una malattia metabolica che viene caratterizzata dall’iperglicemia cronica di due tipologie, anche entrambi presenti nel soggetto:

  • Insulino-resistenza, una sregolatezza dell’azione insulinica nei tessuti periferici (insulinodipendenti)
  • Deficit di sintesi di insulina, quando il pancreas produce una minor quantità dell’ormone

Molto spesso il deficit è una conseguenza della condizione di insulino-resistenza. 

Il diabete di tipo 2 colpisce prettamente gli adulti e sembra essere la varietà di diabete più diffusa nel mondo (90% dei malati di diabete). Questo tipo di problema ha tra le sue cause, motivi di ereditarietà ma anche fattori ambientali (aumento del peso, sedentarietà, dieta insana e non corretta dove i carboidrati abbondano, ma anche lo stress ne è parte).


CONSEGUENZE CHE SI POSSONO AVERE SENZA SPORT

L’aumento eccessivo di peso con la conseguente obesità sono riscontrabili nell’80% di casi riguardanti il diabete mellito di tipo 2.

A causa del tessuto adiposo, vengono rilasciate delle sostanze – quali la leptina, grassi liberi, resistina e adiponectina – che danno origine all’insulino-resistenza.

Sempre lo strato adiposo, apporta infiammazioni croniche a bassa intensità, che sono fonte di agenti chimici in grado di indebolire la resistenza all’insulina.

Le conseguenze di trascurare questa malattia, evitando o svolgendo un’attività fisica non performante, sono:

  • Rischio comprovato di morte precoce
  • Invalidità permanente
  • Maggiori problemi a livello cardiovascolare (ipertensione arteriosa e dislipidemie come l’ipercolesterolemia e l’ipertrigliceridemia

Purtroppo, nella prima fase della malattia, il soggetto resta asintomatico fino a quando non compaiono le prime complicanze. Non ci sono segnali o sintomi che possano far intravedere l’arrivo del diabete di tipo 2. Gli unici campanelli d’allarme possono essere la stanchezza, la sete eccessiva, le minzioni frequenti, la difficoltà a dimagrire o la perdita di peso, la guarigione più lenta delle ferite e la visione offuscata.

Prevenire il diabete, ma anche dopo la sua scoperta, seguendo una dieta sana e svolgendo un’attività motoria costante, è l’unico rimedio a una malattia sempre più in aumento.

Certo, esistono gli ipoglicemizzanti orali e l’assunzione di insulina sintetica per combattere il problema in modo efficace e farmaceutico, ma resta il fatto che i benefici naturali di una dieta sana e del movimento, rendono la vita del diabetico più semplice e con meno conseguenze letali per il suo organismo.


I BENEFICI DELL’ESERCIZIO FISICO

L’esercizio fisico per il diabetico è una soluzione naturale che abbassa i livelli di glicemia nel sangue e rende performante e rapida la prevenzione contro le complicanze troppo diffuse di questa malattia.

Ma ora analizziamo i benefici dell’attività motoria sull’organismo del diabetico:

  • Attivazione del metabolismo durante l’allenamento ma anche in fase successiva di riposo
  • Aumento della sensibilità dell’insulina (24/72 ore) con miglioramento del flusso cellulare del glucosio nei tessuti limitrofi
  • Riduzione e abbassamento dei livelli alti di glicemia nel sangue
  • Svuotamento delle riserve di glicogeno epatico e muscolare con una miglior azione dei carboidrati assunti che favoriscono il dimagrimento.

Il consiglio è di allenarsi a giorni alterni, soprattutto per favorire l’impatto altamente invasivo dello sport sul soggetto. Quando viene effettuata l’attività fisica, abbiamo molteplici benefici sul trasporto dello zucchero nelle varie aree del corpo:

  • Avviene il passaggio dal plasma al tessuto muscolare, lo sport ottimizza l’afflusso sanguigno dei muscoli, in conseguenza di un’accelerata azione cardiaca. Viene sviluppata anche la capillarizzazione periferica, determinante per il trasporto di glucosio
  • Fosforilazione, ovvero l’uso energetico del glucosio (enzima esochinasi) quando l’attività fisica è regolare e costante nel tempo
  • C’è una veicolazione dello zucchero nella membrana cellulare, così da rendere le cellule più sensibili al glucosio

Lo sport ha anche l’ottimo beneficio di smaltire i carboidrati assunti, svuotando le riserve epatiche e muscolari di glicogeno. 

Per quanto riguarda invece la prevenzione verso fattori di rischio letale (accennati sopra), lo sforzo fisico è capace di ridurre i livelli della pressione arteriosa, creando una miglior condizione cardiovascolare. Grazie al dimagrimento (con l’aiuto della dieta controllata), l’ipertensione viene migliorata nei rami nervosi centrali.

Qual è l’allenamento più adatto per il diabetico di tipo 2? Sicuramente parliamo di esercizi aerobici, come la corsa, il nuoto, il ciclismo e le camminate veloci

A un soggetto non allenato si consiglia di iniziare con calma e procedere a piccoli step per evitare di procurarsi traumi che possano incidere maggiormente sulla sua condizione diabetica. Per questo è molto importante svolgere un’attività fisica a livello moderato e prudente: 30 minuti di attività al giorno aiutano il soggetto a migliorare la propria condizione.

Lo sport di tipo aerobico fa abbassare i livelli della trigliceridemia, con un’ottimizzazione della gestione glicemica.

Tra gli altri benefici, la colesterolemia ne risente in maniera positiva, anche se il colesterolo generale non sempre trova riduzione in questa maniera. Il rischio di aterosclerosi e coronaropatie si abbassa invece drasticamente.

Ricapitolando, l’attività fisica:

  • Deve essere eseguita ogni due giorni, quindi dalle tre alle cinque volte a settimana, per non perderne l’efficacia
  • Bastano 30 minuti al giorno fino a un massimo di 60 minuti di azione moderata, con l’aggiunta di 10 minuti di riscaldamento e stretching finale
  • La maggior parte degli sport sono consentiti, meglio però evitare quelli più pericolosi. Scegliere un’attività aerobica è d’aiuto per migliorare le funzionalità e gli stati metabolici come il sistema cardiocircolatorio e respiratorio
  • L’intensità da mantenere durante l’allenamento è molto importante e dovrebbe essere moderata 
  • Aiuta la forza muscolare, migliora la massa magra e il dispendio calorico
  • Il suo carico di preparazione è di svolgere 8/10 esercizi per i muscoli maggiori e 1/3 serie da 10 o 15 ripetizioni per ciascuna

Si consiglia di iniziare l’attività fisica con una persona preparata al proprio fianco, in modo da evitare altre problematiche che possono limitare lo sport o farlo interrompere nel breve periodo, provocando complicazioni e peggioramenti del diabete.

Terminiamo questo articolo parlando delle attività motorie da praticare in presenza di queste complicazioni del diabete:

  • cardiopatia ischemica, evitare gli sport che producono sforzi eccessivi e dolore, con un eccesso della frequenza cardiaca. L’attività deve essere moderata o anche bassa
  • nefropatia diabetica, gli sport più indicati sono la marcia, il nuoto e la bicicletta, con movimento a intensità moderata
  • retinopatia diabetica, gli sport ad alta pressione arteriosa vanno evitati (sollevamento pesi ad alta intensità), così come quelli a contatto fisico (combattimento)
  • neuropatia sensitivo-motoria, meglio scegliere esercizi senza carico come il nuoto e la bicicletta stazionaria, per non creare eventi traumatici ai piedi
  • neuropatia autonomica, preferire esercizi leggeri, mantenendo una buona idratazione

I benefici dell’attività motoria sono immensi, ma vanno sempre ricordate le precauzioni da prendere per non rendere lo sport un problema ulteriore alla condizione diabetica. Di certo, fare un buon movimento quotidiano e seguire una dieta varia ed equilibrata aiuterà il soggetto a sentirsi meglio e recuperare uno stato di salute che gioverà al suo organismo.

PREMESSA

Le ciliegie sono un frutto affidabile per l’alimentazione sana del diabetico? Ecco l’articolo giusto per capire le proprietà nutrizionali di questo magico frutto ma anche la sua utilità nella dieta di un paziente.

Innanzitutto, partiamo dalla loro origine asiatica. Era il VII secolo a.C. quando in Egitto e successivamente in Grecia, la ciliegia fece la sua prima comparsa. Anche in Italia non tardò ad arrivare: portata nel nostro Stato dal console romano Lucullo, di ritorno da una spedizione militare nella cittadina greca di Kiresun. Ancora oggi il ciliegio conserva l’antico nome Cerasus (ma anche Prunus avium, l’altra specie di ciliegio), riprendendo appunto il nome del suo storico luogo mediterraneo. 

Ma passiamo ad analizzare la ciliegia. Tondeggiante, cuoriforme e drupa ovoidale, ha un diametro di 1-2 centimetri, a volte è possibile trovarla in una forma leggermente allungata ma sempre sferica. 

Due sono le categorie di ciliegie che si trovano in Italia: le tenerine (Graffione bianco), più piccole, di color giallo chiaro e molto più tenere; i duroni (Durone nero di Vignola), dalla forma più grande, molto più scuri e tendenti al nero e dalla consistenza più croccante. 

Come per le angurie, anche le ciliegie sono un frutto tendenzialmente estivo, tant’è che la fioritura delle loro foglie avviene in primavera. Il loro gusto regala sensazioni dolci con delle particolari note acidule. Infine, contengono un seme duro che riprende il colore del legno.


PROPRIETÀ NUTRIZIONALI DELLE CILIEGIE

Ma passiamo ora a scoprire le proprietà nutrizionali delle ciliegie. La composizione dei principi contenuti è la stessa per entrambe le varietà. Troviamo molte vitamine: idrosolubili (Vitamina C e del gruppo B), liposolubili (come la Vitamina A, E e K) e qualche carotenoide (beta-carotene, luteina e zeaxantina).

Oltre alle proteine, possiamo notare una buona concentrazione di sostante antiossidanti, soprattutto gli antociani e flavonoidi che risultano essere molto utili per patologie come il diabete di tipo 2. 

Ma vediamo nello specifico la composizione nutrizionale delle ciliegie:

  • Acqua 77-78%
  • Zuccheri 11-22,5%
  • Grassi 0,1%
  • Proteine 0,7-1%
  • Vitamina A
  • Vitamina C

Secondo uno studio prodotto dal Michigan State University, le antocianine delle ciliegie limitano la ciclossigenasi, ottenendo l’effetto dell’aspirina o dell’ibuprofene – in modo naturale però – sugli stati infiammatori o le sensazioni di dolore dell’organismo. Sempre le antocianine riescono a combattere il cancro al colon. Tra gli altri aspetti benefici delle ciliegie si ricorda l’utilità nel trattamento della gotta.

CALORIE E BENEFICI DELLE CILIEGIE

  • Proteine 1 g
  • Zuccheri 8 g
  • Grassi 0,3 g
  • Colesterolo 0 mg
  • Sodio 3 mg
  • Glucidi 12 g
  • Fibre 1,6 g
  • Potassio 229 mg
  • Calcio 30 mg
  • Fosforo

Gli zuccheri delle ciliegie hanno un apporto calorico molto basso (38 kcal per 100 grammi di prodotto) e per questo motivo vengono spesso inserite nelle diete ipocaloriche. Non mancano però le ciliegie più dolci che contenuto un numero più elevato di zuccheri semplici (13g / 100g), rispetto quelle più acerbe che ne contengono quasi la metà (8g /100g).

Si evidenzia la presenza del levulosio, uno zucchero unico che non racchiude controindicazioni per i diabetici. 

Come già accennato, le ciliegie contengono gli antociani, perfetti per limitare l’accumulo di deposito lipidico nelle arterie, e i flavonoidi – un ottimo rimedio ai radicali liberi e per combattere l’invecchiamento cellulare del nostro corpo. 

Tra le proprietà caratteristiche delle ciliegie ci sono le azioni antinfiammatorie e antiossidanti (già accennate nel paragrafo sopra), grazie all’alta concentrazione della vitamina C.

Tra gli altri benefici contenuti nella struttura delle ciliegie c’è la caratteristica antidolorifica, che ricorda molto l’azione dell’aspirina o dell’ibuprofene. 

Le proteine contenute al loro interno rendono le ciliegie ottime anche per abbassare la pressione arteriosa, equilibrare le funzioni intestinali e regolano la diuresi: il fegato può essere depurato e viene favorito il buon sonno. Le ciliegie sono anche un frutto dissetante. Tra gli altri benefici di questo frutto terapeutico, ci sono la cura di artrite, arteriosclerosi e il disturbo della gotta. 

Analizzando i valori, le ciliegie sono un ottimo aiutante contro il colesterolo e grazie alle loro proprietà lassative, aiutano chi soffre di stitichezza.

Inoltre, l’elevato indice saziante, rende le ciliegie un alimento perfetto da inserire nelle diete ipocaloriche.

Si possono mangiare fresche, ma anche come tocco finale allo yogurt magro, non zuccherato. Sono ottime frullate per ottenere uno smoothie e non mancano come ingrediente nella macedonia. E non dimentichiamo il loro gusto quando vengono cotte! Si consiglia di provarle anche condite con qualche goccia di mandorle, scorza di arancia, cannella e limone.

LE CILIEGIE E IL DIABETE

Dopo aver analizzato tutti i benefici e i principi nutritivi positivi per una persona sana, la domanda da porsi è: le ciliegie che effetto hanno su un diabetico? Possono essere consumate? Ebbene sì, le ciliegie risultano essere a tutti gli effetti un frutto da alternare nella dieta alimentare del paziente, soprattutto se affetto dal diabete mellito di tipo 2

Le porzioni di frutta consigliate sono due o tre durante tutto l’arco di una giornata, con una manciata di ciliegie durante lo spuntino mattutino o pomeridiano. Come per altri tipi di frutta, anche le ciliegie vanno dosate per il loro carico di zuccheri contenuti al loro interno, con il controllo della quantità assunta per non eccedere e creare eventuali problemi all’organismo del malato.

Oltre all’acqua, i sali minerali e le vitamine, questo prodotto è ricco di composti fenolici e antocianine, sostanze che donano a questa prelibatezza estiva un ruolo naturalmente curativo: antinfiammatorio, anticancro e perfino antiossidante. Più la buccia di una ciliegia è scura, maggiore sarà la concentrazione di flavonoidi e quindi di proprietà antiossidanti contenute al loro interno. Lo stress ossidativo è definito come uno dei fattori che provocano l’insulino-resistenza e quindi il diabete. I polifenoli aiutano le normali funzioni dell’organismo.

Tra le altre proprietà adatte per i diabetici, bisogna menzionare i composti bioattivi delle ciliegie: queste sostanze sono in grado di migliorare la salute e hanno molti protettivi rispetto le malattie croniche.


LE CILIEGIE E LE PRECAUZIONI PER L’INDICE GLICEMICO

Per indice glicemico si intende quel processo interno all’organismo che esprime la quantità di carboidrati glicemizzanti, ovvero i carboidrati assunti in grado di accrescere il livello di glicemia nel sangue, dopo due ore dal pasto. Si potrebbe dire che fino al valore 40 corrisponda un indice glicemico molto basso. Fortunatamente l’IG delle ciliegie si ferma a 22, proprio per questo sono un alimento ideale nella dieta del diabetico, nelle giuste dosi quotidiane. 

Per un diabetico mangiare 100 grammi di ciliegie equivale a esporsi a un carico glicemico di 220. Grazie alla percentuale molto ridotta di zuccheri (12%), l’IG calcolato a due ore dal pasto sarà pari a 26,4 grammi: un ottimo dato per mantenere equilibrata la dieta del diabetico, con la felicità di mangiare un frutto dal gusto delizioso. È importante non sovradosare la quantità di frutta assunta dopo un pasto ricco di carboidrati, quale il pranzo o la colazione. Gli zuccheri della frutta vengono considerati parte del glucosio assunto durante la giornata. 


LA FRUTTA E IL DIABETE

Il diabete non va sempre d’accordo con la frutta in generale. 

Sebbene le sue proprietà benefiche e i tanti vantaggi apportati da vitamine e sali minerali, a causa dei livelli troppo elevati di zucchero contenuti al suo interno, è raccomandato assumere la frutta con moderazione (circa 350 grammi al giorno per un soggetto diabetico medio). 

I soggetti affetti da diabete dovrebbero evitare banane, fichi freschi, uva e la frutta essiccata. Il resto della frutta può essere consumato ma bisogna fare attenzione questa sia fresca e non sottoforma di succo industriale, dove vengono aggiunti zuccheri o edulcoranti artificiali. 

Ma vediamo nel dettaglio tutti i tipi di frutta che un diabetico può gustare in tranquillità:

  • Kiwi
  • Agrumi
  • Ananas
  • Anguria
  • Pere
  • Pesche e Albicocche
  • Mele
  • Melone
  • Mandarini
  • Fragole
  • Frutti di bosco.

Tra questi, oggi abbiamo visto come le ciliegie, un frutto dalle mille proprietà positive e amico del diabetico.

Il diabete insipido è una forma di diabete che si aggiunge alla lista delle tipologie generalmente più conosciute quali il diabete tipo 1 e di tipo 2 e il diabete gestazionale.

Questa variante di diabete è forse poco conosciuta, se non dalle persone che ne sono affette e si differenzia dalle altre varianti in termini sia di cause che di sintomatologia. I soggetti adulti hanno maggiori probabilità di sviluppare questa patologia ma la sua insorgenza può avvenire in qualsiasi età.

Ma cos’è il diabete insipido e quali sono le sue cause? 

Questa forma di diabete è una malattia di rara incidenza causata dalla mancata o insufficiente secrezione di un ormone antidiuretico che prende il nome di vasopressina o ADH. L’importante ruolo di questo ormone è quello di regolare sia il volume del plasma, la parte liquida del sangue, che l’equilibrio idroelettrico attraverso il controllo delle quantità di acqua riassorbite dai reni. Se l’ADH è insufficiente i reni non rispondono adeguatamente e perdono un’elevata quantità di liquidi che non vengono riassorbiti e le conseguenze sono una produzione di urina maggiormente diluita e un sangue più concentrato. Quando questo si verifica causa nel soggetto una sete insaziabile.

Le cause di questa sindrome possono essere ricercate in diversi fattori e la sua origine dipende anche dal tipo di diabete insipido che si manifesta.



LE FORME E LE CAUSE DEL DIABETE INSIPIDO

Esistono due forme di diabete insipido: il diabete insipido centrale e il diabete insipido nefrogenico (o AHD- insensibile). 

Il diabete insipido centrale

È conosciuto anche come neurogenico o AHD-sensibile ed è la forma caratterizzata dall’insufficiente o mancata produzione di vasopressina da parte dell’ipotalamo o dell’ipofisi posteriore. La forma idiopatica di diabete insipido centrale può essere causata dalla scarsità di cellule nervose preposte alla produzione dell’ormone antidiuretico e può presentarsi sia nell’infanzia che in età più avanzata. La forma acquisita, invece, è di carattere secondario ed è attribuibile a condizioni quali traumi cranici, tumori cerebrali, meningiti, aneurismi, encefaliti o interventi neuro-chirurgici. 

Questa tipologia di diabete insipido è generalmente transitoria ma non è esclusa la possibilità che diventi una condizione permanente nel caso in cui sia avvenuta una distruzione delle cellule nervose deputate alla produzione di vasopressina superiore all’80%. 

La diagnosi del diabete insipido non è sempre di semplice acquisizione per il fatto che la sua sintomatologia è spesso comune a quella di altre patologie, tra cui il diabete mellito. Esistono tuttavia diverse metodologie che possono aiutare ad individuarlo con maggiore esattezza. Oltre ad un esame prettamente fisico e ad un’accurata anamnesi in cui vengono indagate le abitudini alimentari, il consumo di liquidi, l’assunzione di farmaci l’eventuale familiarità vengono normalmente eseguiti i test delle urine e gli esami ematici. Ad oggi, tuttavia, l’esame migliore per diagnosticarlo è il test della deprivazione idrica, che consente di controllare la produzione di urina, i livelli di elettroliti nel sangue e il peso corporeo in un determinato e stabilito periodo di tempo (generalmente 12 ore) durante il quale al paziente non è consentito bere. Questo test va effettuato sotto stretto controllo medico essendo la disidratazione la conseguenza primaria della mancata assunzione di liquidi per lunghi periodi e comporta dei rischi non indifferenti.

Il diabete insipido nefrogenico

Questo tipo di diabete insipido, a differenza del precedente, è provocato dall’assenza di risposta dei reni alla vasopressina.

Nella sua forma congenita è causata dalla mutazione di uno specifico gene mentre nella forma acquisita è, nella maggior parte dei casi, la conseguenza di malattie renali croniche, tra cui il rene policistico e l’insufficienza renale. 


I SINTOMI DEL DIABETE INSIPIDO

Anche se facilmente riconducibili a un diverso tipo di diabete, i sintomi del diabete insipido risultano essere maggiormente amplificati. Tra questi i due che spiccano sono:

  • Poliuria ovvero l’eccessiva produzione di urina. In presenza della malattia i reni possono arrivare a filtrare dai 3 ai 20 litri al giorno e la minzione avviene anche durante il riposo notturno.

  • Polidipsia ovvero l’eccessivo senso di sete. Il paziente può arrivare a introdurre fino ai 15 litri di liquidi al giorno.

Nel caso in cui il diabete insipido sia già stato diagnosticato è di fondamentale importanza, specialmente quando si è fuori casa, avere sempre acqua disponibile da introdurre nell’organismo, specialmente nella stagione calda quando aumenta la possibilità di incorrere in colpi di calore. Non bisogna mai scordare che il rischio principale di questa malattia è la disidratazione. Le conseguenze del diabete insipido a seguito di disidratazione sono infatti un serio pericolo che può manifestarsi con segnali lievi come la secchezza della pelle e delle mucose (compresi gli occhi), crampi muscolari, senso di affaticamento e mal di testa che, nei casi più gravi, possono degenerare in vertigini, nausea e vomito, tachicardia, sdoppiamento della visione fino ad arrivare alla perdita di conoscenza, al coma e alla morte.


DIFFERENZE TRA DIABETE INSIPIDO E DIABETE MELLITO

Il diabete insipido e il diabete mellito, pur presentando alcuni sintomi in comune, sono completamente differenti e non c’è evidenza accertata di correlazione tra queste due patologie dato che si sviluppano tramite meccanismi eziologici diversi. 

Nel diabete mellito le urine sono ricche di zuccheri, cosa che non si riscontra nel diabete insipido. La causa del diabete mellito, infatti, è la mancanza o insufficienza di insulina mentre quella del diabete insipido è l’assenza o scarsità di ormone antidiuretico. Una differenza che ne consegue è che nel diabete mellito c’è un’alterazione dei valori glicemici nel sangue e nelle urine dovuta all’inefficacia dell’insulina mentre la concentrazione di glucosio in sangue e urine del paziente affetto da diabete insipido sono del tutto normali. Un ulteriore termine di confronto è dato dalla colorazione dell’urina stessa che, in caso di diabete insipido, è molto chiara e più simile ad acqua. 


LA TERAPIA DEL DIABETE INSIPIDO

Giunti ad una maggiore conoscenza di questa patologia viene da chiedersi come si possa affrontare e quali siano le terapie che sono necessarie per arginarne le conseguenze e i rischi.

L’approccio al diabete insipido dipende dal tipo di forma da cui si è affetti. 

Nel caso di diabete insipido centrale l’unico trattamento farmacologico possibile si basa su una terapia sostitutiva della vasopressina e quindi sull’assunzione del suo omologo sintetico (desmopressina). La somministrazione può avvenire per via parenterale (quindi tramite iniezione), intranasale (gocce o spray) o compresse normali o sublinguali. 

In altri casi la cura è basata sulla rimozione della causa primaria (ad esempio l’asportazione di un tumore).

Nel caso invece di diabete insipido nefrogenico la somministrazione esogena di vasopressina non ha alcuna efficacia ed è necessario agire sulla causa sottostante (ad esempio la cura di un’eventuale patologia renale). Per attenuarne le conseguenze è fondamentale assumere elevate quantità di acqua e seguire una dieta iposodica.

PREMESSA

Il Diabete Mellito – meglio conosciuto solamente come diabete – è quella malattia cronica che ha la caratteristica di avere elevati livelli di glucosio (zucchero) presenti nell’organismo del paziente. Questa situazione viene definita iperglicemia e formula un’alterazione della quantità e delle normali funzionalità dell’insulina, l’ormone che viene creato dalle cellule beta nel pancreas e aiuta il glucosio a immettersi nei tessuti, come fonte di energia. Succede però che questo processo venga alterato, con un accumulo di glucosio non smaltito nel sangue. 

Si crea così una situazione ingestibile per il corpo e in questo caso il diabete ne è la conseguenza.  

Ma vediamo ora nei particolari le differenti tipologie di diabete: tra le più comuni e conosciute ci sono il diabete di tipo 1, il diabete di tipo 2 e quello gestazionale; mentre, tra le varietà di diabete meno sentite, ci sono il diabete secondario e il diabete Mody.


CAUSE GENERALI DIABETE

Le cause che accomunano il diabete in generale sono presentabili in tre caratteristiche:

  • Minor disponibilità di insulina, ovvero troviamo meno quantità di insulina di quella che dovrebbe servire normalmente per “saziare” l’organismo e permetterne il corretto funzionamento
  • Le normali azioni dell’insulina vengono bloccate e limitate. L’insulina si trova nel sangue ma il corpo del soggetto non riesce a gestirne l’uso in maniera efficace e performante
  • Combinazione delle due condizioni sopra elencate. La quantità di insulina è in quantità ridotta e non è in grado di funzionare in modo ottimale nell’organismo.

Nei paragrafi seguenti verranno precisate invece le cause del diabete a seconda della tipologia proposta in esame.


CAUSE DIABETE 2

Quando si parla di diabete di tipo 2, l’iperglicemia può essere causata da due alterazioni:

  • Si crea un’insensibilità nei tessuti di fronte all’azione dell’insulina (insulino-resistenza). Questa problematica porta a un’iperstimolazione delle isole di Langerhans nel pancreas, totalmente impreparato a gestire una richiesta di una più grande quantità di insulina.
  • C’è una scarsa produzione di insulina nel pancreas da parte delle cellule beta (deficit di secrezione dell’insulina).

La maggior parte delle volte, queste due condizioni avvengono separatamente e in maniera singola, ma capita anche si possano mescolare: entrambe le tipologie portano a uno stato di iperglicemia nel sangue.

Come vedremo anche per il diabete 1, è credibile pensare che la condizione venga influenzata da vari fattori genetici mescolati a uno stile di vita sregolato, quale 

  • l’obesità e l’aumento del peso in eccesso
  • la sedentarietà con una mancanza sempre maggiore dell’esercizio fisico
  • l’invecchiamento, il diabete di tipo 2 si manifesta soprattutto con l’età avanzata del paziente
  • l’ipertensione
  • un’alimentazione caratterizzata da zuccheri semplici, con una richiesta sempre maggiore di insulina
  • sono più predisposti i gruppi di ascendenza asiatica, caraibica, africana, polinesiana, del Medio-Oriente e America latina
  • livelli inferiori o uguali a 35 mg/ml di colesterolo HDL (ovvero il colesterolo buono)
  • maggiori livelli di trigliceridi a oltrepassare i 250 mg/ml

Bisogna ricordare che nei soggetti affetti dal diabete di tipo 2, le alterazioni riguardanti la produzione di insulina nel pancreas hanno origine almeno dieci anni prima della conferma della diagnosi di questa condizione (quando viene scoperta, l’azione delle cellule beta è già compromessa del 70%).

Tra le altre condizioni che sfociano nel diabete di tipo 2 ci sono le seguenti:

  • l’aver contratto in passato un’altra forma di diabete come il diabete gestazionale (per le donne)
  • aver sviluppato un’intolleranza particolare al glucosio con un livello alterato durante il digiuno
  • l’uso di droghe come diuretici tiazidici con il betabloccante


CAUSE DIABETE 1

Ora parliamo delle cause scatenanti il diabete di tipo 1. Prima di tutto c’è da dire che questa è una malattia autoimmune e il motivo della sua comparsa parte dal malfunzionamento del sistema immunitario, colpendo le cellule beta delle isole di Langerhans nel pancreas. Queste cellule vengono infatti aggredite e distrutte da anticorpi anomali (gli anticorpi anti-insula pancreatica), con conseguenza la produzione sregolata di insulina.

Secondo gli esperti, le cause scatenanti del diabete di tipo 1 sono:

  • fattori genetici, predispongono il corpo allo sviluppo di questa malattia
  • fattori ambientali (come infezioni virali specifiche), possono portare a contrarre il diabete in combinazione alla giusta predisposizione del soggetto

Nel diabete di tipo 1, si assiste alla riduzione drastica della quantità di insulina prodotta (a volte si arriva anche all’azzeramento completo). La conferma della malattia viene diagnosticata quando nel sangue viene trovato il precursore dell’insulina, ovvero il peptide C.

Se analizziamo invece i fattori di rischio del diabete di tipo 1, troviamo:

  • episodi familiari di diabete di tipo 1
  • fattori dietetici come una minor quantità di vitamina D o il dosaggio precoce di latte vaccino
  • fattori territoriali, come la provenienza da stati come la Svezia e la Finlandia.


CAUSE DIABETE GESTAZIONALE

Questa forma di diabete è molto particolare ed esclusiva del mondo femminile proprio perché gli squilibri ormonali dovuti allo stato di gravidanza possono provocare l’insorgere di questa malattia.

Gli ormoni della placenta agiscono in modo anomalo creando una condizione di insulino-resistenza, con una perdita della sensibilità nell’organismo all’insulina.

Secondo gli esperti, questo fenomeno colpisce tra il 4/8% delle donne incinte. Questa condizione è temporanea e di solito sparisce una volta che la gravidanza giunge al termine. Solo in alcuni soggetti, questo tipo di diabete si sviluppa poi nel diabete di tipo 2.

Il diabete gestazionale si sviluppa quando è presente uno di questi fattori:

  • l’età superiore ai 25 anni
  • avere già un familiare affetto dal diabete di tipo 2
  • l’obesità e il sovrappeso prima della gravidanza
  • far parte della popolazione nera, ispanica, indiana o asiatica d’America


CAUSE DIABETE SECONDARIO

Questa tipologia fa parte del gruppo meno conosciuto delle differenti forme di diabete. Il diabete secondario prende forma da particolari stati o malattie, anche non patologiche, che bloccano la normale secrezione o l’azione corretta dell’insulina nell’organismo del soggetto.

Ma quali sono le malattie che possono sfociare nel diabete secondario? Eccole qui elencate:

  • malattie genetiche come la distrofia miotonica, l’emocromatosi, la sindrome di Down, l’atassia di Friedreich, la sindrome di Wolfram, la sindrome di Klinefelter, la sindrome di Turner, la sindrome di Prader-Willi e la condizione di accumulo di glicogeno
  • malattie endocrine, ovvero la tireotossicosi, la sindrome di Cushing, l’acromegalia, il feocromocitoma, l’aldosteronoma e il glucagonoma
  • malattie pancreatiche sono la fibrosi cistica, la pancreatite cronica e il tumore al pancreas
  • la lipodistrofia con la totale assenza di tessuto adiposo e l’accumulo eccessivo di grasso nel fegato e nei muscoli
  • l’acantosi nigricans, si tratta di una dermatosi dove sono presenti l’ipercheratosi e l’iperpigmentazione

Esistono comunque anche degli stati naturali non patologici che possono compromettere il sistema e causare il diabete secondario:

  • l’uso costante nel tempo di farmaci come i diuretici tiazidici, i corticosteroidi, gli antiepilettici e quelli inerenti alla proteasi
  • l’esposizione a sostanze chimiche o tossine come pesticidi, ftalati, ma anche l’eccessiva presenza di inquinamento atmosferico
  • la pancreasectomia, cioè l’esportazione più o meno totale del pancreas (in presenza di una grave malattia, quale un tumore).

Concludiamo parlando in breve di una forma molto particolare di diabete, il diabete Mody. La peculiarità di questa malattia è di contenere differenti versioni di diabete con la mutazione dei geni che regolano la produzione di insulina. Nel diabete Mody troviamo un’iperglicemia a livello moderato e la possibilità di contrarre questa condizione in giovane età.